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dediche, notizie, annotazioni | 199 |
dell’altre cose che l’hanno; e cosí lo chiamano anche i Francesi. Un cotal ponte che il Tasso chiama «dorato», so certamente che fu «d’oro» per testimonio del medesimo Tasso, che lo fabbricò del proprio. «Ecco[1] un ponte mirabile appariva, un ricco ponte d’or, che larghe strade Su gli archi stabilissimi gli offriva. Passa il dorato varco; e quel giú cade». Oltre a questo so che l’«aurata pellis» di Catullo[2] è propriamente il famoso vello d’oro; il quale se fosse stato indorato a bolo, a mordente o come si voglia, o ricamato d’oro, o fatto a uso delle tocche, non si moveva Giasone per andarlo a conquistare, e non era il primo a cacciarsi per forza in casa de’ pesci. E so che gli «aurati vezzi»[3]
che portava al collo quel giovanetto indiano descritto da Ovidio per galante e magnifico nell’ornamento della persona, sarebbe stata una miseria che non fossero «d’oro» solido; che la «pioggia aurata» di Claudiano[4] è pioggia «d’oro» del finissimo; che l’asta «aeratae cuspidis» nelle Metamorfosi d’Ovidio[5] è probabile ch’abbia la punta «di rame» o «di ferro», e in ultimo che gli «aerati nodi»[6], l’«aeratae catenae»[7] e l’«aerata pila»[8] di Properzio sono altresí «di ferro» o «di rame». Posto dunque che sia ben detto «aeratus» in vece di «aereus»; «auratus», ed «aurato», «orato» o «dorato» in vece d’«aureus» e d’«aureo»; «argentato» o «inargentato» in vece d’«argenteo»; non potrá stare che «ferrato» in vece di «ferreo» sia detto male. Ed eccoti fra i Latini Valerio Flacco nel sesto libro chiama «ferrate» certe immagini di ferro. «Densique[9] levant vexilla Coralli, Barbaricae queis signa rotae ferrataque dorso Forma suum». Lascio stare che dove nel terzo delle Georgiche[10] si legge, «Primaque ferratis praefigunt ora capistris», dice Servio che «ferrati» sta per «duri»: intende che sia metaforico, e salvo questo, viene a dire che sta per «ferrei»: sicché o ragione o torto ch’egli abbia