Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
vi | nota bio-bibliografica |
Vi è una differenza di prospettiva fra il nostro modo di considerare l'opera leibniziana e il modo come essa si formò e come veniva concepita dal suo autore medesimo. La parte filosofica è per noi l'unica interessante, e tutto il reato è in funzione di essa. Per lui invece la filosofia propriamente detta era solo un aspetto di un complesso più vasto: quasi un frammento nel grande quadro. Questo frammento è divenuto por noi il centro; ad esso attingiamo concetti ed idee che sono ancora vivi, metodi che, tradotti in termini di problemi di attualità, potrebbero dare risultati nuovi e interessantissimi. Ma nello studiare questa filosofia, non bisogna dimenticare che essa è stata concepita come parte di un tutto, cui bisogna tener conto per lo meno nello sfondo. E di questo tutto armonico e complessivo che Leibniz vagheggiava e che non riuscì mai ad attuare, di questo panorama universale, noi non possiamo avere idea migliore e più chiara che raccontando la sua vita.
Primi anni. — Goffredo Guglielmo Leibniz nacque a Lipsia il 21 Giugno del 1640, da un alto funzionario e docente di morale in quella università, e dalla figlia di un noto professore di diritto. Il padre morì nel 1652, e lìeducazione del fanciullo rimase affidata alla madre. Leibniz racconta vari episodi sulla sua fanciullezza, e sulla enorme precocità che fin d'allora lo distinse. Nella biblioteca paterna, più che nella scuola, egli soddisfa la sua brama di sapere. Impara da solo il latino, indovinando il significato delle parole attraverso le incisioni trovate in un libro e la spiegazione, in calce, di ciò che esse rappresentavano. Legge i classici latini e greci; studia logica nella scuola, o giunge subito a punti di vista personali. Negli ultimi anni del liceo si occupa di teologia e di scolastica.
Nel l'ottobre del 1661 si iscrive alla facoltà giuridica dell'università di Lipsia. Ivi segue anche i corsi filosofici dello Scherzer e del Thomasius, col quale rimarrà poi in corrispondenza. Grande importanza per il suo sviluppo intellettuale ha un semestre di studi trascorso nel 1663 a Jena, dove Erhard Weigel lo inizia a vari problemi della filosofia e delle matematiche. È rii quegli mini, o forse un poco posteriore, il suo abbandono della filosofia scolastica e il passaggio ad ima concezione meccanicistica. In quell'epoca, empiristi e razionalisti, Galilei, Hobbes, Gassendi e Cartesio, venivano accomunati come rappresentanti della nuova filosofia, contrapposta al dogmatismo scolastico, ancora vigente nelle università. In questo senso così generico Leibniz può chiamarsi in quegli almi cartesiano; ma una approfondita conoscenza di Cartesio egli ebbe solo dopo il 1671.
I suoi primi scritti sono tesi per il conseguimento di titoli accademici: una Disputatio metaphysica de principio individui, di