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re sue ed in prosa, ed in verso, e tra l’altre l’Africa con gran lode del nome suo.

Fece ancora di molte Rime secondo ch’amore lo sospingeva: di che parlando in una sua Epistola dice: Flamma1 cordis erumpente, miserabili, sed, ut quidam dicebant, dulci murmure vellescalumque complebam. Hinc illa vulgaria juvenilium laborum meorum cantica, quæ eodem morbo affectis, ut videmus, sunt acceptissima.

Era in quel luogo dalli signori, ed amici della Corte alle volte visitato, ed alcuni di lontani paesi mossi dalla gloria del nome suo mandarono a posta, ed andarono per vederlo, come fra gli altri fu Pietro Pittaviense, Vir insignis, com’esso dice2, religione & literis. E gran cosa fu3 che in un giorno medesimo da Parigi dal Cancelliere di quello studio, e da Roma dal Senatore ebbe lettere che lo invitavano d’andare a coronarsi Poeta tra loro: parendo a ciascuno di non poco onore alle città, ed accademie sue, se a persona così virtuosa donassero la corona. Il qual’onore nei tempi buoni dagli antichi poeti fu stimato assai: di poi con la rovina dell’Imperio Romano, e delle lettere era ito in obblivione. Onde parendo che ’l Petrarca fosse il primo dopo tant’anni che rinnovasse la poesia, per questo l’invitavano. Il qual’invito4 a quel tempo fu di grand’onore, nè a lui dispiacque, come quello che di gloria era vago, e ne fece quella bella Canzone:

Una donna più bella assai che’l Sole, ec.

Affet-

  1. Nelle famil. Ep. 116.
  2. Nelle sen. lib. 10. Ep. 7.
  3. Nelle famil. Ep. 52. & 53.
  4. Nel 3. colloq. col. 18.