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di antonio rocco. 645


sato nello scolo peripatetiche: nondimeno, avendo io per le cagioni sudette preso questo assunto, dico che grandemente mi meraviglio di voi, che con imposture, over intelligenze malamente stirate, vogliate dire che la figura sferica, secondo la dottrina di Aristotile, sia cagione dell’incorruttibilità de’ corpi celesti. Dove, di grazia, dove giamai ha egli ciò detto?1 apportate pur chiaramente i suoi testi, le sue parole, nò vogliate esser trascurato in materia di così fatta controversia. Lo improveraresti per certo bene, tirando in consequonza che ogni cosa corporea potrebbe rendersi incorruttibile, so questa incorruttibilità, dalla rotondità dipendesse.

Ma non tirate a sì fatto inconveniente Aristotile, anzi pur solo voi medesimo, che ciò affirmate. Vi fingete imagini di cartone sotto il sembiante d’Aristotile; quinci è che con tanta facilità l’impugnate e l’espugnate ancora. Dice ben egli che la figura sferica convenga a i corpi celesti, non già che gli faccia incorruttibili: la loro incorruttibilità altronde ha origine, come egli ed i suoi seguaci espongono, ed io parimente al suo luogo.

15. Circa l’ombre che per virtù del vostro telescopio si veggono (come dite) nella Luna, io non vorrei affannare alcuna cosa temerariamente: altro non bramo che di conoscere il vero, a cui pospongo ogni altro fine, ogn’altro interesse. Vi dico per tanto, che se cotali ombre siano vere, e che il vostro telescopio non sia soggetto all’inganno, e che si abbia da creder ai vostro detto, esser mestieri concedervi in conseguenzia che le parti della Luna siano ineguali, con erti, scoscesi etc., come quelle della Terra, o in modo tale. Perciò non vi arrogate di dir gran cosa contra Aristotile. Egli non parla mai di tal inegualità della Luna; ma per l’illuminazioni arcuali, che ella riceve dal Sole, conchiude che sia sferica, il che fate ancor voi: onde queste incqualità tanto per esso quanto per voi non si oppongono alla sua rotondità, come nè quelle de’ monti e delle valli a quella della Terra, essendo forse poco sensibili in comparazione della vastità di questi due corpi totali; si opporrebbono però alla semplice perfetta rotondità e nella Luna e nella Terra, come vi ho toccato di sopra. Or in questa maniera, accettata anco da’ Peripatetici (per ipotesi) questa inegualità, niuno inconveniente seguirebbe, nulla si pronuncerebbe contra Aristotile, a niuno avreste espressamente contradetto; quantunque questa nova osservazione vi recherebbe lode, ed io volontieri ve la darei. Dico di più, che essendo il pianeta della Luna stimato infimo fra tutti i corpi celesti, onde contiguo a gli elementi, non sarebbe lontano dal verisimile che anco della perfezione di tal figura fusse in qualche maniera manchevole. Nè perciò seguirebbe veruno assurdo, cioè che nel girarsi lasciasse spazii or pieni or voti, come discorre Aristotile del primo mobile; nè meno che

  1. o maligno e ignorantissimo! e dove ho io mai detto che Aristotile dica, la figura sferica esser cagione d’incorruttibilità, che molte volte replico il contrario? Veggasi nel Dialogo a fac. 77 [pag.109, lin.27-32].