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Vengo... ti schiudi, paventato scoglio,
Sacro all’oblio di sventurato amore;
Vengo... è mia colpa aver per mio cordoglio
4In petto un core!...
Non vuo’ che sappia e per chi venni e come
L’Eco, e ne attesti la crudel cagione,
Non vuo’ che spiri sul mio labbro il nome
8Del mio Faone!
Stolta! e che dissi?... se piangendo in vita
Torno, canora vittima infelice,
Nasconder voglio della mia ferita
12La cicatrice.
Oh caro un giorno flebile stromento,
Se l’aura e il nembo qui ti muova e bagni
Vuo’ che soltanto con la selva e il vento
16Di lui ti lagni.
Ma se per fato quì morir mi tocca,
Voi fere erranti, lamentosi augelli,
A lui recate sanguinosa ciocca
20Dei miei capelli.