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francesco foscari 259

I bisogni delle esauste finanze fecero ricorrere a frequenti emissioni di monete di bassa lega, le quali davano alla zecca non pochi guadagni, destinati ad alleviare le spese delle guerre lunghe e costose. I pezzi di questo genere, abbondantissimi anche oggi, col nome di Francesco Foscari, sono vari di tipo e di peso, per cui viene naturale il sospetto che sieno stati creati per località e monetazioni differenti; ma siccome non hanno alcun segno che chiarisca l’attribuzione, non si seppe fin’ora trovare una soddisfacente spiegazione. Su ciò le cronache e le storie sono mate, ond’è necessario ricorrere ai documenti, che in quest’epoca si susseguono numerosi e ordinati.

Nei primi anni del dogado del Foscari non havvi alcun cenno di moneta minuta, per cui è probabile si continuasse la coniazione dei piccoli e dei tornesi col peso e col titolo usato precedentemente.

Solo nel 22 febbraio 1441 (1442)1, si trova il primo decreto del Senato, il quale delibera di diminuire l’intrinseco dei piccoli, che si battono in zecca per Brescia, Bergamo, Verona e Vicenza, sub diversis stampis secundum corsum locorum, essendo necessario, per la strettezza della guerra, far denari in tutti i modi onesti. Quasi a giustificazione si osserva che quelle provincie sono invase da moneta del ducato di Milano detta Sesino, che di sopra è imbianchita, ma del resto è tutta rame, e, per sostituirla, si ordina che i bagattini colle stampe usate per Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Venezia, contengano 1/8 parte di argento, invece di 1/9 come avevano precedentemente.

Il 24 maggio dello stesso anno 14422 osservando il Senato che, provveduto per Bergamo, Brescia, Verona e Vicenza, nulla sia espresso per Padova, Treviso ed altre terre, determina che i massari della moneta d’argento mittere debeant Paduam, Tarvisium et ad alias terras nostras a parte terre et in patriam Foro Julii, i bagattini che vengono usati in tali siti, fatti colla lega fissata precedentemente, e stabilisce che i rettori delle

  1. Documento XXV.
  2.           (id.)    XXVI.