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Come tre maestri di nigromanzia vennero alla corte dello ’mperadore Federigo.
NOVELLA XXI.
Lo ’mperadore Federigo fue nobilissimo signore, e la gente ch’avea bontade venia a lui da tutte parti, perchè l’uomo donava volentieri, e mostrava belli sembianti1 a chi avesse alcuna speziale bontà. A lui venieno sonatori, trovatori2 e belli favellatori, uomini d’arti, giostratori, schermitori, d’ogni maniera gente. Stando lo ’mperadore Federigo, e facea dare l’acqua, le tavole coverte, si giunsero a lui tre maestri di nigromanzia con tre schiavine3. Salutaronlo così di
- ↑ mostrava belli sembianti ecc., bel modo di dire; cioè facea buona cera a chi ecc.
- ↑ Trovatori, che è quanto a dire inventori, furono chiamati i poeti, siccome quelli in cui si richiede ingegno atto a inventare; ond’è che anche trovare dissero talora i nostri antichi per poetare. Così Francesco da Barberino (370, 24)
“Trovar, cantar, e solazzo menare
“. . . . . . . . Dunque contradice
“A sè medesmo questo tuo trovare;“. . . . . . . . Adunque contradice
“A sè medesmo questo tuo parlare. - ↑ schiavina, sorta di veste lunga di panno grosso, la qual soleasi portar da’ romiti. Portavanla anche i pellegrini, come apparisce dal seguente passo di Franco Sacchetti: “La prima cosa che fa lo pellegrino quando si parte, si veste di schiavina„ ecc.