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rapportassero alla fine del secolo decimoterzo, alcuni ragguagli in moneta d’oggidì, attenendomi ai conteggi di Cibrario1, che, dai pochi esempi a noi pervenuti, parvemi dessero risultati abbastanza ragionevoli anche qui. Naturalmente a questi risultati non voglio attribuire nulla di assoluto, ma certo essi ci diranno qualche cosa più, che se lasciassi correre delle nude cifre di lire, soldi o denari, le quali oggidì, oltrecchè riuscirebbero per la comune de’ lettori quasi inintelligibili, anche il più delle volte potrebbero dar luogo ad erronei apprezzamenti.
Ho creduto poi conveniente di far seguire a questo studio una carta topografica, dalla quale appaiano e i confini, e la estensione delle nostre Vicinie, e la loro distribuzione rispetto alle Porte o quartieri cittadini. Le questioni, che dovetti risolvere nel corso del mio Scritto, si renderanno, a mio avviso, più chiare avendo sott’occhio questa Carta, a compiere la quale mi attenni principalmente allo Statuto del 12632, non senza chiedere però ai posteriori tutti quegli schiarimenti, che, a tanta distanza di tempo e con tanti rimutamenti portati alla faccia dei luoghi, non potevano a meno di essere del tutto indispensabili. Senza pretendere ad una estrema esattezza, che in alcuni punti riuscirebbe pressochè impossibile, se, come vedremo (p. 76 seg.). non era possibile neppure in quelle epoche in cui l’ordinamento Viciniale era in tutta la sua vigoria, ho cercato raccogliere quanto bastasse a dare un sicuro indirizzo a chi mi