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GIOSUE CARDUCCI

sare sì gran contante a un tratto; e tanti matrimonii facevansi in città non grande in un mese; e i gentiluomini erano feudatarii e cittadini, mercatanti e poeti! — Di Bindo Bonichi, a detto d’un poeta posteriore, eccellente e sommo1, sappiamo che era di nobil famiglia, che sostenne la carica del supremo reggimento, e morto ai 3 gennaio del 1337 fu sepolto in San Domenico di Siena. Nel dotto secentista Ubaldini parlava un po’ lo zelo di primo editore, quando, detto che le rime del Bonichi non mancano della sua leggiadria e sono di spirito nobile e poetico, gli giovava poi di credere che, se avesse uguale alla proprietà la scelta delle parole, potrebbe sicuramente star vicino al Petrarca2. Il Crescimbeni avvisavasi all’incontro ch’egli fosse assai miglior moralista che poeta; e gli dispiaceva che nelle sue rime, lavorate con pochissima cultura, si valesse anche delle voci più abiette e vili della nostra lingua. Chi sa che cosa mai pensava e diceva delle due terzine del 28° dell’Inferno l’odoroso abbate, autore dell’anacreontica su la rosa! Meglio però che dalle monotone stanze delle canzoni, le quali sentono del Barberino e della decadenza provenzale e dovrebbono forse ridursi a cobbole, dai sonetti del Bonichi sprizza una vena di poesia: poesia satirica annunziante il Berni, non anche ridotta a genere, ma già vivissima ne’ dugentisti.

Roberto di Napoli: il re da sermone di Dante3; a quel modo che, senza nulla fare per parte guelfa e solo tenendo accesa del continuo la guerra in Italia salvandone il regno suo, ottenne in vita la supremazia de’ Guelfi e nome di savissimo reggitore; e fama di filosofo e oratore acquistò con qualche predicozzo simile a quello mandato a’ Fiorentini per l’alluvione del 13334, e di munificentissimo protettor delle lettere con far comperare per cinque once d’oro gli scritti del Barberino5 e trasmutare uno

  1. Leandreide, c. 7: cit. dal Mazzuchelli nel vol. III degli Scrittori italiani.
  2. F. Ubaldini nella Lettera al lettore posta innanzi alle Rime di M. F. Petrarca estr. da un suo originale, etc. (Roma, Grignani, 1642).
  3. Dante: Paradiso, VIII.
  4. G. Villani: Cronica. XI, 3.
  5. F. Ubaldini: l. c.

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