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DISCORSO PRELIMINARE

denza e vivezza al Villani, a pena inferiore in alcuni luoghi al mirabile Dino. E scrivea versi d’arcana tristezza, più limpidi e culti che non molti della seconda metà del trecento, il ladro alla sagrestia dei belli arredi; terribile figura, o che s’accampi nelle storie pistoiesi colla balestra e col fuoco intorno alle case de’ suoi nemici, o che squadri a Dio ambedue le fiche nell’Inferno dell’avversario suo bianco. Della fierezza di quei tempi, di quelle parti, di quella gente selvaggia1 tiene talvolta anche il nostro amoroso messer Cino2, nè solo nelle espressioni figurate come il Cavalcanti e l’Alighieri, ma pur ne’ concetti. Udite: «Tutto ciò ch’altrui piace, a me disgrada; Ed emmi a noia e spiace tutto ’l mondo. — Or dunque che ti piace? — Io ti rispondo — Quando l’un l’altro spessamente agghiada: E’ piacemi veder colpi di spada Altrui nel volto, e navi andar al fondo... E far mi pareria di pianto, corte, Ed ammazzar tutti quei ch’io ammazzo Con l’arme del pensier u’ trovo morte». Non è questo lo squillo della sirventa guerriera di Bertrans de Born che s’inebria al fiuto della battaglia: «Ie us dic que tan no m’a sabor Manjars ni beure ni dormir, Cum a quant aug cridar — A lor! — D’ambas las partz, et aug agnir Cavals voitz per l’ombratge, Et aug cridar — Aidatz, aidatz! — Et vei cazer per les fossatz Paucs e grans per l’erbatge, E vei los mortz que pel costatz An los tronsons outre passatz»3: sì è fremito di quelli uomini di sangue e di corrucci, delle cui vendette son piene le prime pagine delle Storie pistolesi. Ma Cino dimorò pur molto in Bologna, e secondo il galateo d’allora ebbe commercio di sonetti con messer Onesto ultimo della scuola bolognese; la quale cominciata col Guinicelli senza prevalenze sicule o provenzali, fu prima scuola poetica della libera Italia di mezzo e preparamento alla poesia toscana. Se non che fiorita in una città di legali amò forse troppo la dissertazione, riuscì un pò loquace, venne tacciata d’oscurità. Onde già

  1. M. Cino: Rime, LXXVIII di questa edizione.
  2. Petrarca: Rime, s. IX, p. III, edizione Marsand.
  3. Bertrans de Born; in Raynouard: Choix des poésies des troubadours (Paris, Didot, 1817). II, 243.