Provenza menandosi seco il figliuoletto, che sol per pochi giorni dovea poi riveder la Toscana, ma ne avea già imbevuta la cara lingua: e il Compagni interrompeva la storia stupenda, mancandogli il cuore, dopo minacciata e aspettata la giustizia imperiale su i cittadini pieni di scandoli1 a narrare tanta tristezza di disinganni. Solo l’indomito Alighieri seguitava doloroso ma non scorato l’alta iliade de’ suoi patimenti e degli sdegni: poneva nel sublime empireo, ben più su degli scherni mercanteschi de’ repubblicani di Firenze, un seggio di gloria al’alto Arrigo che venne a drizzare Italia in prima che ella fosse disposta2. Cino anch’egli ne lamentò, come poeta e cittadino, la morte; come giureconsulto sostenne, disputando fieramente in Siena, e udivalo Bartolo allora suo scolare poi suo avversario in questa parte, contro una decretale di Clemente V la validità dell’editto imperiale che spossessava Roberto di Napoli; e sosteneva nel Comento la indipendenza della universal giurisdizione dell’imperatore dalla consecrazion pontificia. Devozione, veneranda sempre, dei grandi intelletti e dei grandi cuori a un’idea irreparabilmente caduta. Ma quindi innanzi messer Cino non parteggiò più, e poco poetò. Finì l’11 luglio 1314 il Comento su ’l Codice, cominciato nel 12: meraviglia di celerità e di compiuta dottrina a quei tempi. «E questa fu quella lettura, séguita il citato codice vaticano, che affinò lo ingegno di Bartolo. Di qui ne nacque tanta luce, come dice lo stesso Bartolo al titolo Si fuerit controversia inter dominum et vassallum, che aperse la via agli studiosi della ragion civile, perchè, morto Cino, non fu uomo che più di lui desse luce alla civil giurisprudenza.» Ottenuta la laurea dottorale in Bologna a’ 9 decembre dello stesso anno, insegnava dal 1318 al 20 in Trevigi, dal 21 al 23 in Siena con lo stipendio di 200 fiorini d’oro, era nel 26 professore a Perugia ov’ebbe scolare Bartolo da Sassoferrato e nel 34 in Firenze. Nell’esercizio dell’insegnaniento e ad uso degli scolari dovè esser composta la Lettura sopra il
- ↑ D. Compagni: Cronica, III.
- ↑ Dante: Paradiso, XXX.