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chiaro il celebre Cesarotti; al giudicio di tutti gli amatori di lingua, filosofi, e non pedanti; all'esempio dei latini, ec. ec.

(124) L’Idra che giaceva in Lerna, luogo della Morea, era un mostro, a cui Ercole non potè dare la morte, che con abbruciarla. Essa era figlia di Tifone ed Echidna: avea cinquanta teste, e quando se ne tagliava una, ne rinascevano tante, quante ne restavano dopo la tagliatura. Dagli stessi genitori era nata anche la Chimera mostro, che avea la testa di leone, la coda di drago, ed il corpo di capra, e dalle fauci vomitava fiamme di fuoco. ― Scilla e Cariddi è passo difficilissimo nel mar di Sicilia, perocchè quella presenta uno scoglio, questa un vortice rapidissimo d’acque presso il Faro di Messina, anticamente Pelorum. Fingono li poeti, che Scilla, figlia di Forco e della Ninfa Creteide, fosse prima canceata sino al pube in un cane, che sempre latrava, per incantesimo di Circe, alla quale Glauco non voleva corrispondere, sino a che fosse viva Scilla, che tanto amava. Dicono quindi, che inorridita di sè medesima, si lanciasse nel mare, dove fu trasformata in uno scoglio. Parimente di Cariddi si narra, che fosse donna rapacissima e ladra, la quale, avendo rubate le vacche d’Ercole, fu da Giove, di lui padre, fulminata, ed immersa nel mare, dove tuttora conserva la primitiva ingordigia coll’assorbire entro alli suoi gorghi le navi. V. Virg. lib III. Eneid.


FINE