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allorchè intese la morte dell’amata sua donna! Quell’egloghe italiane e latine, nelle quali piange la morte di Fillide, ne facciano pienissima fede. Senonchè lo venne alquanto riconfortando il favore prestatogli dal Re Ferdinando, e dai suoi figli Alfonso Duca di Calabria, Principe Ereditario, e Federico. Fu presso di questi che il Sannazaro non solo adoprò l’ingegno, ma ben anche la spada, seguendone con fedeltà la fortuna in tutte le persecuzioni, che agli Aragonesi avea mosso Carlo figlio di Lodovico Re di Francia, fino a che, mancati a vivi Ferdinando ed Alfonso, Federico rimase tranquillo posseditore degli aviti regni, con tanta fatica da suoi maggiori difesi e che pur allora gli sarieno stati contrastati, se Carlo non avesse dovuto ritornarsene in Francia. Il premio però, che dei sofferti travagli ricevette il Poeta, fu tenue d’assai rispetto a coloro, che conseguito aveano rimunerazioni maggiori di un annua pensione corrispondente a 2000 franchi, e di una villetta posta in fianco al Posilippo, Mergillina di nome, più per l’amenità, che per li suoi prodotti; stimata. Dimostrò ben egli il suo scontentamento nel seguente Epigramma:
Scribendi studium mihi, tu Federice, dedisti,
Ingenium ad laudes dum trahis omne tuas .
Ecce suburbanum rus, et nova praedia donas:
Fecisti vatem, nunc facis agricolam.2
Pur non mancò in altro tempo di celebrare con