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Questo premesso chi si propone di promuovere in tanta necessità di meditare sui classici, lo studio anche di un autore, che universalmente in tal genere è commendato qual esemplare, sembra non abbia ad esser tacciato d’inutilità nel suo tentativo Pochi tra i giovani conoscono le Pescatorie , quasi nessuno le studia, e frattanto non avvi libro, che, dopo gli scrittori dei secolo d’oro, possa giovar più di questo a stabilire un buon gusto. Si potrebbe forse far anche vedere, che il Sannazaro bene spesso mantiene più assai di Virgilio la convenienza poetica in riguardo alla non rozza semplicità dei suoi pescatori, che talvolta riesce più verosimile, tal altra più delicato; ma io non sono da ciò e per avventura potrei prendere abbaglio.
Cinque intanto sono coloro, i quali o mi han preceduto, o in qualche modo si diedero ad un simile imprendimento. Il primo di cui ebbi notizia fu Giuntini Domenico, la cui versione in sciolti sta nel tomo VI della Calogeriana Raccolta: in appresso venni in cognizione di altri due, Domenico Scipioni di Lendinara, e Giuseppe da Riva1 il primo dei quali si giovò della rima solo nell’egloga terza, il secondo degli sdruccioli nella prima, nella terza, e nella quinta. Promessa poi da lungo tempo al pubblico è pure la traduzione del sig. Antonio Pochini di Padova, di cui si parla come vicina ad essere pubblicata nella