Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
387 |
Capitolo VI.
Lasciò scritto il Sorio: «Ericon, forse Berito. Due città si conoscono ne’ geografi antichi chiamate Berito; l’una di Arabia, detta anche Diospoli, l’altra della Fenicia, nella quale è morto s. Giuda, secondo alcuni autori. La terza Berito di Armenia non trovai che ne’ codici del Latini, il cui ms. Ambrosiano non legge nè Ericon, nè Berito, ma legge Cintini.»
Non è questo per vero dire. l’ultimo svarione di nome indicifrabile nel Tesoro.
Capitolo X.
Siamo al caso deplorato da Orazio nell’epistola ai Pisoni, del cytaredus, qui chorda semper aberrai eadem.
Nel capitolo XLIX del libro I, il t dice: Et fu ceint de chaenes de fer; e Bono volgarizzò: E fu fatto mordere alli cani; scambiando chaenes in cani, e del resto gittando alla ventura alcune altre parole, che stessero bene coi cani. In questo capitolo, il t dice: Il fu enchaenez en une prison, e Bono volgarizza: Fu incarcerato in una prigione; quasi fosse fatto insolito l’incarcerare nelle prigioni, e bisognasse recisamente indicarlo, come sarebbe l’incarcerare in