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L’Allighieri, il quale più di qualunque altro poeta, eccettuato il Milton, introdusse gli angeli e buoni e malvagi nel suo poema, ripete ad ogni canto la dottrina di Brunetto. Diamo qualche esempio:
Non per avere a sè di bene acquisto,
Ch’esser non può, ma perchè suo splendore
Potesse, risplendendo, dir: subsisto:
In sua eternità, di tempo fuore,
Fuor d’ogni altro comprender, come i piacque,
S’aperse in nuovi Amor l’eterno Amore
(Par. XXIX).
O cacciati dal ciel, gente dispetta (Inf. IX).
Io vidi più di mille in sulle soglie
Dal ciel piovuti (Inf. VIII).
Vedea colui che fu nobil creato
Più d’altra creatura, giù dal cielo
Folgoreggiando scendere, da un lato
(Purg. XII).
Il primo superbo
Che fu la somma di ogni creatura,
Per non aspettar lume, cadde acerbo
(Par. XIX).
S’ei fu sì bel, com’egli ora è brutto,
E contra ’l suo Fattore alzò le ciglia,
Ben dee da lui procedere ogni lutto
(Inf. XXXIV).