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XIX

momenti di aberrazione mentale, e morale, sembrano fatali anche ai genii più illustri. Se fossero oggi scoperti anonimi in qualche biblioteca; e chi mai ardirebbe di imputare al divino Galilei alcuni suoi versi?

Gli scrittori contemporanei, o che fiorirono poco dopo Brunetto, come Domenico Aretino, Francesco Buti, Giovanni e Filippo Villani, quantunque avessero occasione di favellarne, del Pataffio non fanno parola. - Rispondiamo, ch’è argomento affatto negativo. Ne possono aver taciuto, perchè n’ebbero vergogna per l’autore, per la letteratura nazionale, e per sè medesimi.

Benedetto Varchi nell’Ercolano, fu il primo che disse Brunetto autore del Pataffio: “Ser Brunetto Latini, maestro di Dante, lasciò scritta un’opera in terza rima, la quale egli intitolò Pataffio, divisa in dieci capitoli, nella quale sono migliaia di vocaboli, proverbi, e riboboli, che a quel tempo usavano in Firenze, e oggi di cento non se ne intende pur uno.„ — Rispondiamo, che in qualunque serie, uno deve essere il primo. Il Varchi asserisce il fatto come cosa nota, e senza controversia. La sua autorità vale assai.

Il depravato gusto di poetare per frottole, e per motti, è posteriore a Brunetto. I bisticci, gerghi, riboboli, strambotti, e simile lordura, usa-