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Due gravi accuse furono fatte a ser Brunetto: di essere stato lussurioso contro natura, e di avere composto l’osceno Pataffio.

L’Allighieri nel canto XV dell’Inferno, lo trova punito di sì enorme vizio con troppi. Letterati grandi e di gran fama, rammenta il poeta, miseramente ne furono lerci. Non è il poeta che cerca il peccatore in quella bolgia, come fece di altri, nè che primo lo adocchia e conosce. È da esso raffigurato, quasi contro la sua volontà. Venuto a parlare con esso, di tutt’altro gli favella, che del turpe delitto, come usa con tutti i perduti: anzi gli mostra affetto di figlio, gratitudine di buon discepolo, e stima che a nessun altro maggiore. Si noti bene quell’esclamazione affettuosa se altra mai: “O figliuol mio!„

     Così adocchiato da cotal famiglia
Fui conosciuto da un che mi prese
Per lo lembo, e gridò: Qual meraviglia!
     Ed io, quando il suo braccio a me distese,
Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto,
Sì che il viso abbruciato non difese
     La conoscenza sua al mio intelletto:
E, chinando la mano alla sua faccia,
Risposi: Siete voi qui, ser Brunetto?
     E quegli: figliuol mio, non ti dispiaccia
Se Brunetto Latini un poco teco
Ritorna indietro, e lascia andar la traccia.