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dute14. È perduto altresì il fine del poema. Forse nessuno, come sospetta il Nannucci, si prese briga di ricopiare le prose, che per avventura furono inserite nel grande Tesoro, come vi è ripetuta la miglior parte dei versi del Tesoretto, il quale per questa cagione potè essere detto da Giovanni Villani sua chiave15.

In questo poema egli canta, come ritornando dalla sfortunata sua ambasciata ad Alfonso re di Castiglia, da uno scolare di Bologna intendesse la sconfitta e l’esiglio de’ suoi guelfi. Fuori di sè per dolore smarrisce la via, e riesce alle radici di un monte, ove incontra una veneranda matrona, ch’è la Natura. Dopo lungo scientifico dialogo con essa, entra in una vicina selva a cercarvi la filosofia. Vi trova baroni, re, uomini dotti. Vede la Virtù, imperatrice accompagnata da quattro figlie regine, Temperanza, Prudenza, Fortezza e Giustizia, servite da quattro dame di corte, Larghezza, Leanza, Cortesia, Prudenza. Continuando l’avventuroso viaggio, trova il Dio d’Amore, ed Ovidio cancelliere della sua corte, che dà mano al poeta ad uscire di quel laberinto. Fatto voto di ritornare a Dio, pentito de’ suoi peccati li confessa ad un frate a Monpelieri, e predica molti precetti morali. Ripiglia il poetico viaggio, cavalca di nuovo per selve, e poggia alla cima