Pagina:Latini - Il Tesoro, 1, 1878.djvu/66

lxii

15 «Ecco una visione del poeta, una descrizione di luogo, e di oggetti fantastici, uno smarrimento in una foresta, una pittura ideale della virtù e dei vizii, lo scontro in un antico poeta latino, che presta officio di guida al poeta moderno, e quello di un antico astronomo, che i fenomeni celesti gli spiega: ed ecco per avventura il primo germe del componimento del poema di Dante, o almeno l’idea generale, in cui gettò e fuse in qualche modo le sue tre idee particolari dell’Inferno, del Purgatorio, e del Paradiso. Avrà una visione come il suo maestro; si smarrì in una foresta, in luogo deserto e selvaggio, d’onde si troverà trasportato sulle ali del pensiero dove lo richiederà il suo disegno, o lo vorrà il suo genio. Gli è necessaria una guida. Ovidio era stato la guida di Brunetto. In argomento maggiore sceglierà poeta maggiore. Sceglierà quello che era l’oggetto de’ suoi studii, e che aveva sempre fra le mani, Virgilio, al quale la discesa di Enea all’inferno dava una ragione per essergli guida. Ma perch’egli è pagano, entrar non può nel paradiso. Colà condurrallo un’altra guida, e sarà Beatrice, oggetto del suo primo amore, alla quale aveva promesso di dire cose non dette prima di alcuna donna.»
Chi è pago dell’esteriore apparenza delle cose, accetterà questa sentenza del Ginguenè (Storia della Lett. Ital. Vol. II). Chi è più innanzi nella storia della letteratura, trova mille altri embrioni della Divina Comedia, in tante visioni fantastiche, e viaggi alla seconda vita. Chi intende Dante, sa che ammessa pure la preesistenza della materia, il solo alito di