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Nuclei di sepolture erano distribuiti, seguendo una pianificazione urbanistica anche al loro interno, nel suburbio orientale ed occidentale, lungo la via Aemilia, asse di attraversamento urbano in direzione Est-Ovest con funzione di decumanus maximus. A settentrione le testimonianze si concentrano in due zone distinte, presumibilmente lungo i percorsi che conducevano a Mantua/Verona e da qui alle provincie nordorientali dell’impero. A Sud della via Emilia indagini di scavo recenti hanno consentito l’esplorazione sistematica di un settore della necropoli allineata lungo il collegamento con la viabilità transappenninica diretta in Toscana, forse identificabile con l’asse Mutina/Pistoria (Parra 1988). Un altro nucleo di sepolture era allineato lungo il presunto percorso del cardine massimo.

Pur nella lacunosità delle attestazioni è possibile ricostruire a grandi linee l’espansione e le caratteristiche delle aree sopracitate. La necropoli orientale è quella meglio documentata, anche a seguito di scavi recenti. Si diramava lungo la via Aemilia all’altezza di viale Trento Trieste/viale Ciro Menotti. Proseguiva fino all’incrocio con via Saliceto Panaro, dove sono stati recuperati in sito un ollarium con cinerario vitreo (n. 17) e parti di monumenti funerari reimpiegati a lato di un canale che fiancheggiava la via Aemilia. Il limite orientale è stato finora localizzato all’incrocio con via Luca Giordano, dove sono state individuate tombe ad incinerazione entro fossa. A Nord si addentrava fino a via Pelusia e a Sud nelle vicinanze di via Scanaroli. Queste attestazioni, presumibilmente, corrispondono a nuclei, più o meno consistenti, distribuiti con soluzione di continuità lungo il percorso della via consolare ed in agro.

Purtroppo le testimonianze riferite alle fasi più antiche di età repubblicana sono pressoché inesistenti, con ogni probabilità a causa della selezione operata nei passati recuperi, che privilegiavano le attestazioni di carattere monumentale o epigrafico. Ad età pre-protoaugustea si riferisce presumibilmente un nucleo di sepolture ad inumazione all’interno di uno spazio delimitato da una cortina muraria laterizia. Si segnala una situazione analoga nella necropoli extraurbana rinvenuta lungo la via Aemilia, a Cittanova (MO), dove deposizioni collocate entro fosse e prive di corredo sono riferibili al primo periodo di uso dell’area sepolcrale.

La monumentalizzazione della necropoli, come presumibilmente avviene anche per l’area urbana, è documentata, a partire dall’età tardoaugustea, dal nucleo di sepolture localizzate nel quartiere S. Lazzaro. Appartengono a questa fase i mausolei del tipo a edicola cuspidata. Facevano parte dell’apparato decorativo di uno di questi edifici i leoni funerari ora collocati ai lati del portale maggiore del Duomo, se è corretta l’interpretazione del recupero avvenuto nel 1209 e citato in una copia cinquecentesca della cronaca di S. Cesario (Farra 1988). Anche altre attestazioni riconducono ai naiskoi di origine ellenistica come l’elemento di balaustra decorato a finta grata (n. 16) e l’epistilio ornato da tralci floreali alternati ad elementi fogliati (n. 12).

Una semplificazione delle forme architettoniche è attuata nei monumenti a corpo cilindrico e a dado, rispettivamente documentati dal basamento con kyma lesbio (n. 3) e dall’elemento di trabeazione con mensole (n. 13).

I segnacoli ad altare sono documentati dal monumento eretto per Publius Clodius (n. 11), dall’elegante ara anepigrafe (n. 10), e da quella con raffigurazione dei contubernales Marcus Numisius Castor e Quintus Velucius Verus (n. 9).

Con ogni probabilità era parte di un monumento collocato nella necropoli orientale il blocco in calcare scolpito a forma di prora di nave (n. 8), rinvenuto in via Cucchiari— angolo Via Emilia Est. L’elemento lapideo era riutilizzato, insieme ad altre parti di monumenti funerari, come materiale da costruzione sul lato Nord della via Aemilia per una manutenzione o ripristino della sede stradale e delle sue pertinenze riferibile ad età tardoantica.

Alla medesima necropoli appartenevano la stele monumentale centinata di Caius Fadius Zethus, quella a pseudoedicola di Lucius Rubrius Stabilio Primus (n. 6) e quella parallelepipeda di Numicia Pyrallis (n. 15). Nel medesimo contesto si trovavano sepolture ad incinerazione in fossa o in cassa laterizia, a volte con copertura alla cappuccina, e, a partire dalla fine del II - prima metà del III secolo, inumazioni entro cassa laterizia e/o lignea.

L’uso prolungato di quest’area sepolcrale fino all’altomedievo è stato supposto dai rinveni-


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