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stione quella di sapere se Aristotele abbia insegnata o negata l’immortalità dell’anima. I passi staccati delle opere di questo filosofo che ci rimangono, non provano nè in favore, nè contro. Non puossi adunque giudicare che dal complesso della sua dottrina, e questo complesso prova chiaramente che lo Stagirita non pensava affatto ad una immortalità dell’ente individuale ragionevole, ma ch’egli attribuiva alla ragione generale una esistenza eterna e un’essenza immortale.“ — Ritter.

Il nome di Aristotele, del maestro di color che sanno; al quale, secondo lo stesso Dante, la natura più aperse li suoi segreti, e fu il duca della vita e della umana ragione, è il solo che intuita l’antichità faccia veramente riscontro a quel di Platone. — Aristotele e Platone, dice Cousin, sono uomini piuttosto diversi che opposti. Dall’uno vennero in occidente le idee fondamentali intorno a cui aggirasi la filosofia, dall’altro il metodo che ad essa conviene e ch’essa serbò. I loro sistemi hanno radici sì profonde nella natura dello spirito umano e in quella delle cose, che il tempo, che tutto cangia, non ha potuto mutare le loro forme; anzi è lecito rigorosamente affermare, che l’umano pensiero non altro fece di poi se non se mano mano passare dall’uno all’altro, modificandogli e perfezionandogli sempre. — L’ammirazione ch’ebbero i posteri a questo grande filosofo sorpassò quella tributata al maestro. La filosofia d’Aristotele trasandata dai Greci, alla cui ridente fantasia poco garbeggiava e dai Romani ai quali ogni filosofia speculativa era indifferente, riprovata dai primi cristiani, pressochè tutti platonici, trovò favore appo gli Arabi, che nel medio evo la introdussero in Europa ove le si tributò un culto al tutto superstizioso. Nè alla scienza sola ma al maestro si rese questa pazza venerazione! Fu detto che prima del nascimento di Aristotele la