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12 nei primi secoli del comune

fiorentina sul cominciare del secolo XIII. La comunanza dell’«ovile di San Giovanni»17 è turbata: si è cominciata battaglia tra gli Uberti, sangue germanico (o, com’altri vogliono, da Catilina), e la signoria, latina, de’ Consoli. Gli umori imperiali e chiesastici son già penetrati fra i cittadini, vi serpeggiano insidiosamente, hanno ormai disposti gli animi alla divisione: la consumeranno la bellezza d’una fanciulla, l’interessato zelo materno, la leggerezza e slealtà d’un giovine. Nessuna di siffatte cause avrebbe saputo così sinistramente operare nella sobria e pudica Firenze del buon tempo antico, a cui terza e nona, che le batteva la campana della vecchia Badia del marchese Ugo18, segnavano giorni di pace virtuosa fra cittadini l’uno all’altro affezionati e ossequenti. «E di ciò «fu cagione in Firenze, che uno nobile giovane cittadino, chiamato Buondalmonte de’ Buondalmonti, avea promesso tórre per sua donna una figliuola di messer «Oderigo Giantruffetti (degli Amidei). Passando dipoi giorno da casa i Donati, una gentile donna chiamata madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle, stando a’ balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostrògli una delle dette figliuole, e disseli: — Chi ài tu tolta per «moglie? io ti serbavo questa. — La quale guardando molto li piacque, e rispose: — Non posso altro oramai. — A cui madonna Aldruda disse: — Sì, puoi, che la «pena pagherò io per te. — A cui Buondalmonte rispose: «— E io la voglio. — E tolsela per moglie, lasciando quella avea tolta e giurata»19. Il padre della tradita se ne duole coi consorti; deliberano di vendicarsi: ferirlo? ucciderlo? Il Mosca de’ Lamberti pronuncia la mala parola: «Cosa fatta capo ha». Buondelmonte, la mattina di Pasqua del 1215, mentre si reca a impalmare la Do-