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QUARTO | 61 |
XIX.
E dicea lor: Venite meco, o forti;
Che gl’inimici or vi do vinti e presi,
Mentrechè nella terra i male accorti
156Son quasi tutti a depredare intesi,
Aspettando che ’l messo annunzio porti,
Che si sian quelli della rocca resi,
Dove all’assedio in sulla fossa armato
160Foresto Fontanella hanno lasciato.
XX.
Io la perfidia lor patir non posso,
E vengo a vendicarla ora con voi:
Se lor giugniamo all’improvviso addosso,
164Che potran far, se fosser tutti eroi?
Gira, Gherardo, tu a sinistra il fosso,
E chiudi il passo co’ soldati tuoi;
Ch’io Giberto e Bertoldo appiè del ponte
168Condurrò cheti all’inimico a fronte.
XXI.
Così parlava; e Scalandrone il fiero
Creduto fu da ognun ch’era presente.
Gherardo a manca man tenne il sentiero,
172Giberto a destra al lato di ponente,
E sugli elmi inalzar fe’ per cimiero
Un segno bianco a tutta la sua gente;
Che già la squadra udia del Fontanella
176Cantar non lungi la Rossina5 bella.
XXII.
Passavan cheti e taciturni avanti,
Senza ronde scontrar nè sentinelle;
Quando cessaro all’improvviso i canti,
180E i gridi e gli urli andar fino alle stelle.
I cavalli lasciaro addietro i fanti
Allora, e Marte accese due facelle,
E illuminò così l’aer d’intorno,
184Che parve senza sol nascere il giorno.