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38 CANTO


XI.


Il prato de’ Grassoni a destra mano
     Dal ponte del Panaro era distante
     Quant’ un arco potría tirar lontano;
     84E quivi ognun dovea fermar le piante.
     Chi dal monte, il dí sesto, e chi dal piano
     Dispiegò le bandiere in un istante.
     E ’l primo ch’apparisse alla campagna,
     88Fu il conte della rocca di Culagna.2

XII.


Quest’era un cavalier bravo e galante,
     Filosofo, poeta e bacchettone;
     Ch’era fuor de’ perigli un Sacripante,
     92Ma ne’ perigli un pezzo di polmone.
     Spesso ammazzato avea qualche gigante,
     E si scopriva poi ch’era un cappone:
     Onde i fanciulli dietro, di lontano,
     96Gli soleano gridar: Viva Martano.

XIII.


Avea dugento scrocchi in una schiera,
     Mangiati dalla fame e pidocchiosi:
     Ma egli dicea ch’eran duomila, e ch’era
     100Una falange d’uomini famosi.
     Dipinto avea un pavon nella bandiera
     Con ricami di seta e d’or pomposi;
     L’armatura d’argento, e molto adorna;
     104E in testa un gran cimier di piume e corna.3

XIV.


Fu Irneo di Montecuccoli il secondo,
     Figliuolo del signor di Montalbano;
     Giovane disdegnoso e furibondo,
     108E di lingua e di cor pronto e di mano;
     A carte e a dadi avría giucato il mondo;
     E bestemmiava Dio com’ un marrano:
     Buon compagno nel resto e senza pecche,
     112Distruggitor delle castagne secche.