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202 | CANTO |
LI.
Fulvio col Conte ha non volgari sdegni;10
E canterà di te l’armi e gli amori:
Dirà l’alte bellezze e i fregi degni
412Ch’ornan colei ch’idolatrando adori;11
Le compagnie d’uficio, i censi e i pegni
Che per lei festi già su i primi fiori;
E i casali e le vigne e gli altri beni
416Ch’hai spesi in vagheggiar gli occhi sereni.
LII.
Gran contento agli amanti e gran diletto,
Che possano veder le luci amate,
Che portano squarciati i panni al petto
420Per godere il tesor di lor beltade!
Povero e ignudo Amor senza farsetto
Dipinse con ragion l’antica etate;
Che spoglia chi per lui s’affligge e suda,
424E lo fa vago sol di carne ignuda.
LIII.
Fra i successi d’amor canterà l’armi
E l’imprese ch’hai fatte in questa guerra;
E con sonori e bellicosi carmi
428Eternerà la tua memoria in terra.
E già di rimirar la Fama parmi
Trombeggiando volar di terra in terra,
E contra ’l Papa di tua mano ai venti
432La bandiera spiegar de’ malcontenti.
LIV.
Così ragiona il Toscanella, e ride:
E Titta ride anch’ei per compagnia,
Ma l’amaro dal cor non si divide;
436Che non sa ricoprir sì gran bugia.
Stette pensando un pezzo; e poichè vide
Di non poter scusar la sua follia,
Di far morire il Conte entrò in pensiero
440Per sostener ch’egli avea scritto il vero.12