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St. XXVI. Qui il Conte poeteggia assai meglio che non fece nell’altro Canto, quando non avea bevuto; perciocchè qui poeteggia come mosso da furor divino, e là poetò di suo sapere e natural talento. Ennio, Orazio e Torquato Tasso non sapevano comporre, se prima non avevano ben bevuto: e il Tasso in particolare soleva dire, che la malvagìa sola era quella che gli faceva fare buoni versi, e lo faceva perfettamente comporre. Gli spiriti de’ malinconici si rallegrano e si sollevano e grillano eccitati dal calore del vino possente e buono. Salviani.
Questa ottava e le tre altre seguenti sono composte ad arte sul gusto passato, che a’ tempi del Tassoni aveva l’applauso maggiore; e sono poste in bocca convenevolmente ad un pazzo innamorato, facendolo comparire più stolto, perchè non trovava maniere di esprimere la sua passione, e frasi accomodate al suo genio; e perciò abbandonavasi a ridicole stravaganze, ora valendosi di vocaboli antiquati e dismessi, come nel Canto precedente, ora adoprando stranissime e scempiate metafore, come in questo luogo. Gli Autori del seicento hanno dette pazzie, quand’hanno cantato sopra gli occhi delle loro donne. Si vegga per divertimento Antonio Bruni nella Canzone quinta e nelle due seguenti della seconda parte della Selva di Parnaso. Egli vale per altri cento di quel suo gusto. Barotti.
St. XLI. Due ingegni veramente famosi Federigo Cesi, e Virginio Cesarini. Il primo fu Matematico e Filosofo di somma acutezza e dottrina, protettore de’ letterati che nel suo tempo fiorirono, e institutore e principe della celebre Accademia dei Lincei. . . . . L’altro nei pochi anni che visse arrivò a tanto acquisto di scienze, che il titolo meritossi di Fenice del secolo, e che il Bellarmino un nuovo Pico lo riputasse . . . . Barotti.
Questo Pallavicini nell’età di 23 anni fu eletto principe degli Umoristi, onore non mai conferito in addietro, che ad uomini di soda età o di singolar nome ed erudizione. L’insigni sue opere gli meritarono poi l’onore della porpora.
St. L. Fulvio Testi valoroso Poeta, grande e confidente amico del Tassoni, fu consapevole de’ segreti significati della Secchia, particolarmente in ciò che spetta alle caricature del Conte di Culagna, come ce ne assicurano diverse lettere del Poeta al Canonico Sassi . . . . Barotti.
St. LI. Il Barotti è d’avviso, che questi sdegni non volgari del Testi col Conte di Culagna, come di Poeta contro a Poeta, fossero per concorrenza di lettere, e che anzi nascessero dai maneggi del Conte, perchè non fosse il Testi ricevuto nell’Accademia degl'Intrepidi di Ferrara.
Alcuni interpetrano costei per una certa Spagnola nominata