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134 CANTO


XIX.


Abano3 va con questi in una schiera,
     E quei di Montagnon seco conduce.
     L’aria e la terra affumicata e nera,
     156Di sulfureo color gente produce.
     Quivi l’orrendo albergo è di Megera;
     Che di foco infernal tutto riluce.
     Se v’era Pietro allor, co’ fieri carmi
     160Traeva i morti regni al suon dell’armi.4

XX.


A liste di color vermiglio e bianco
     Segnata de’ due Conti è la bandiera.
     Nantichier di Vigonza è loro al fianco,
     164E conduce con lui la terza schiera.
     Vighezzolo e Vignozza e Castelfranco
     Seco ha in armi, e di là dalla riviera
     Della Brenta le terre ove serpeggia
     168La Tergola, e ’l Muson fremendo ondeggia.

XXI.


Camposampier, Balò, Sala e Mirano,
     Stra, la Mira, Oriago, il Dolo e Fiesso,
     Arin, Caltana, Melareo, Stigliano,
     172E ’l popol di Bogione era con esso.
     Nello stendardo il cavalier soprano
     L’antico segno ha di sua schiatta impresso,
     Ch’una sbarra di vaio è per traverso
     176In campo d’oro; e lo stendardo è perso.

XXII.


Passa il quarto Inghelfredo, uomo che nato
     D’ignota stirpe, e a ministero indegno
     Dapprima eletto, a poco a poco alzato
     180S’è per occulte vie con cauto ingegno.
     Tesoriero fu dianzi; or è passato
     A grado militar più illustre e degno:
     Ma superbo al sembiante e al portamento,
     184Sembra scordato già del nascimento.