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— Se è così, — dirà alcuno, — è molto probabile che voi abbiate bevuto quella sera: il vino fa cantare, e qualche volta anche piangere.
No: io me ne ricordo bene: io non aveva ancora bevuto. Bensì è vero che l’ostessa (una formosa donna) mi aveva messo davanti al piatto una bottiglia di Lambrusco; ma era ancora da sturare. Piuttosto la causa io attribuisco a due versi di Dante (lo so, ci siamo ancora con la letteratura!) che mi spuntano nella mente ogni tanto, in certe occasioni, ed operano in un modo strano, come già il canto pastorale del Ranz des Vasches su gli svizzeri del tempo antico, quando essi erano più sensitivi e meno albergatori.
I versi sono le semplici parole che Dante fa pronunciare a Pier da Medicina:
Se mai torni a veder lo dolce piano |
Piangere per così poco è pazzesco, pur concedendo un’emotività patologica; eppure mi è avvenuto. La spiegazione del fenomeno dev’essere questa che sono per dire o qualcosa di simile: Pier da Medicina, che è nell’Inferno, vede tutto il paesaggio d’Italia e allora — benchè tardi — comprende che in questa dolce terra si poteva vivere un poco più da galantuomini. Pier da Medicina non è detto che pianga; ma è supponibile. Chi piange sul se-