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[1254-56] | del vespro siciliano. | 17 |
le genti sue stesse il costrinsero a tornarsi a Messina; e trovò a Messina una congiura, per disperder la quale invano affrettossi a entrare in città, invano fe’ sostenere in palagio Leonardo Aldighieri1 e parecchi altri cittadini de’ quali più temea. Infellonisce il popolo; ridomanda gl’imprigionati; e ottenutili non s’acqueta, ma reca Leonardo in trionfo; capitan del popolo il grida; «Viva il comune, fuori il vicerè!» con lui fermansi i patti, che dia alcune castella in sicurtà, e libero sen vada con l’avere e la famiglia. Così fu scacciata l’ultim’ombra della regia autorità. Partitosi il conte, il popolo saccheggiò le sue case; ed ei, non osservati gli accordi, attese in Calabria ad affortificarsi. Ma quivi lo inseguiano le armi di Messina; imbatteasi ancora in quelle di Manfredi: e, com’e’ meritava, cacciato dalle une e dalle altre, vagando senza aiuto nè consiglio, rifuggiasi in fine vergognosamente alla corte del papa.
La Sicilia intanto senz’altri ostacoli alla bramata condizione si condusse. Messina affratellata nel comun brio, diessi tutta, come città rigogliosa, alle virtù e ai vizi delle italiane repubbliche. Volle un podestà straniero; al quale uficio primo chiamò Iacopo de Ponte, romano. Presa poi dalla sete delle conquiste, assalse e spianò Taormina, ricusante d’ubbidirle; in Calabria occupò molti luoghi, e tenne vivo il suo nome. E Palermo sospinta dagli stessi umori, occupava il castel di Cefalù, e certo anco alcun’altra terra di mezzo. Ma, quel che più rileva, intesa all’universale ordinamento, avea già mandato oratore al papa a Napoli un Iacopo Salla, ad annunziare il reggimento a comune sotto la protezion della Chiesa, assentito dall’isola
- ↑ Questo è il medesimo cognome di Dante, che si scrivea Aldigherius nel secolo XIV, come veggiamo nel comento di Benvenuto da Imola. Ma non v’ha alcuna memoria del comun lignaggio tra Leonardo Aldighieri e ’l poeta fiorentino.