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LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE'MEDICI | 7 |
chiesa di Montecassino la tomba, subentrò allo zio nel primato nella repubblica fiorentina. Leone X amava la sua patria, ma più della patria amava egli la sua famiglia, la cui speranza riposava intieramente su Lorenzo; ei soleva chiamare il nipote cuor suo, e Firenze la luce de’ suoi occhi2. Lo stato che Lorenzo godè nella città nativa rassomigliava più che altro a quello già occupato dal suo celebre avo: era signoria senza avere di signoria la forma esteriore. Il Medici, non ostante la sua giovanezza (siccome quegli che non sorpassava l’età di venti anni) nei primi tempi del suo governo seppe acquistar nome di signore savio, forte, e giusto.
Al Pontefice però, e più ancora che al Pontefice, alla sua cognata Alfonsina, la posizione da Lorenzo occupata non pareva bastante: essi desideravano accrescerla per l’aggiunta di qualche stato e d’un titolo. Leone X ebbe forse la speranza di procurare al nipote il dominio di Parma e Piacenza, e quando le vicende della guerra ebbero ciò reso impossibile, ei lo fece duca d’Urbino.
Fu questa un’ingiustizia. Francesco Maria della Rovere duca d’Urbino, nipote di Giulio II, aveva, sì, commesso molti errori, ma il procedere contro di lui, sotto l’inutile apparenza di una falsa legalità, altro non fu che una serie di prepotenze. Sembra che Lorenzo de’ Medici si piegasse solamente con repugnanza alla volontà del Papa e