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LV
Ma in altre forme ho i miei difetti anch’io
Son giallo qual Rigogolo, son secco,
Son due fusti le gambe, a danno mio,
Ho la fronte, e l’idea proprio di un Becco,
Quelchè mi dà tormento da per tutto,
È che son sempre di denari asciutto.
LVI
Se l’abito guardate sembra un vaglio,
Vi son più fori che nel cielo stelle,
Alle tarme è servito di Bersaglio
E fra le cose prelibate, e belle
Son ragnati i Calzoni e sono stracchi,
Ed alle scarpe mancan sola, e tacchi,
LVII
Ma per questo però non mi confondo,
Se avversa sempre a me fù la fortuna,
E se perseguitommi in questo mondo
Fin da Fanciullo nella umil mia cuna,
Basta sol di acquistarmi in Elicona,
Pei miei versi, d’ortica la corona.
LVIII
Sebbene sono stato sempre un bue,
Ne sò che sia Properzio, nè Catullo,
Appena mi rammento il due via due
Hic Poeta, o Puer di fanciullo;
Che val se più d’ogni letteratura,
Si stiman quattro dramme d’impostura.