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Si assicura che tutti gli sforzi tentati fin ora presso l’infelice Carlo Poerio sian riusciti vani ed è opinione che egli mai si piegherà a fare la voluta dimanda. A proposito di questo illustre liberale, che ora è qui la più nobile espressione dell’idea costituzionale e la vittima più cospicua delle camerille sanfediste, narrasi che appena ebbe conoscenza dell’attentato sulla persona di S. M. pregò il Comandante del forte di far pervenire all’orecchio di S. M. la testimonianza delle sue felicitazioni per lo scampato pericolo, e di assicurarlo in pari tempo che nelle file del partito liberale costituzionale non vi è per fermo nessuno che avrebbe mai concepito di attentare alla sua vita.


Napoli, 7 gennaio 1857.


Ieri alle ore 3 p. m. ebbi l’onore di esser ricevuto in udienza particolare da S. M. Siciliana e nella medesima mi recai a dovere di esprimerle, in conformità degli ordini ricevuti, il messaggio di felicitazioni di cui era stato incaricato da S. M. il nostro augusto sovrano. Fui accolto da S. M. colla massima benevolenza e ricevei dalla medesima l’onorevole incarico di ringraziare S. M. il Re per questo tratto di sua cortese attenzione.

Prego adunque l’E. V. di voler portare alla conoscenza di S. M. l’espressione dei più vivi ringraziamenti del Re di Napoli e l’assicurazione della ben sentita parte che prende al dolore che ha acerbamente colpito la nostra R. Corte per la morte dell’arciduchessa Elisabetta, sorella dell’augusto Re Carlo Alberto e madre della non mai abbastanza lacrimata Regina Maria Adelaide di venerata memoria.



Documento XVIII, volume I, cap. X.


Rivelazioni postume di Attanasio Dramis.


Questa narrazione del Dramis, che lascia supporre più di quanto non vi sia stato, ha due piccoli torti: uno di esser venuta fuori quarant’anni dopo, e l’altro di esser diretta, meno a scoprire la verità, quanto ad ingiuriare gratuitamente un brav’omo, amico e compagno anch’egli del Milano, Guglielmo Tocci, solo perchè questi disse al Misasi quanto fu da costui riferito in una intervista avuta col Tocci, e pubblicata nel Corriere di Napoli, 13 dicembre, 1897, col titolo: Ciò che la storia non sa. Il Dramis, benchè vecchio, si rivela uomo d’impeti e di passione, e ingiuria volgarmente il Tocci, perchè parve che questi escludesse dalle cause dell’attentato ogni fine o movente politico, e gli