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libro terzo 57

150A pascer degli arbusti, e giunger siepi
E patenti imprunar calli ti sia
Non ultim’opra, se condotte a male
Veder non pensi tue dolci fatiche.
Così se intorno al tronco invida cresce
155Edra silvestre, od altra erba che il sugo
Esaurisce dall’altrui corteccie,1
Tu la distacca con man pronta, e lunge
La porta sì che l’odîato seme
Non caschi, e torni a germinar rampolli.
160Ma qual difesa avrai se d’ogni banda2
Erompon molte le formiche, od altri
Insetti generati dalla terra?
Allor d’amaro salice, e di ruta
Ergi un rogo dappresso all’oliveto,
165Indi il foco v’apprendi, e delle piante
Spargi al pedal l’amaro cener atro,
E tutti certa avran morte gl’insetti,
E il crepitarne udrai come se posto
Avessi entro le fiamme il verde alloro.
170Ma pon cura che spenta ogni scintilla
Sia di foco nel cenere, che giunto
Al gran rimedio alto periglio segue.
Spesso bruciando sterili sarmenti
E le gramigne sterili adivenne
175A men cauto cultor, che o non veduta