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sforzi debbono tendere a giustificare questa lusinghiera opinione, d’essere non solo uomini istruiti, ma persone abituate agli usi della società1».

Alle cognizioni puramente militari bisogna richiedere da un uffiziale quelle d’un ordine più generale; imperocchè lo stato militare, dacchè è divenuto il dovere d’ogni cittadino, non è più un mestiere ma un’arte, e perciò richiede studi e cognizioni.

A noi certamente non mancano opere militari antiche e moderne, italiane e straniere, che anzi ne abbiamo a dovizia; ma ci mancano i lettori2; e mentre in Germania, in Francia, in Inghilterra e persino nel piccolo Belgio, vediamo in tutti lodevole emulazione di perfezionare gli studi militari ed ingrandire con nuove cognizioni le proprie idee; tra noi, nella nostr’arma, quasi nessuno se ne occupa; e quei pochissimi, che vi sarebbero inclinati, ne sono allontanati dalla svogliatezza di cui è principal cagione quella vita di caserma; quella monotonia da chiostro con cui si ripetono ogni giorno le stesse cose, colla stessa pedanteria di frasi; — quell’aridità di materiali minuzie che intorpidiscono la mente, ed in cui pur troppo i più fanno ivi consistere tutta la loro scienza.

È naturale che dopo le nostre rivoluzioni, molti uffiziali non dovendo i loro gradi che al valore, o all’esser nati sotto buona luna, vi siano pregiudizi intorno le cognizioni; — pregiudizi che debbono mantener coloro che, non avendo avuto educazione, debbon sostenere per amor proprio l’inutilità delle cognizioni sparse nei libri, e vantar la sola utilità della sciabola. — Ma quantunque da varii anni si ricevano dalla

  1. Ferdinand de Marschall, capitano al primo reggimento di fanteria prussiana. Educazione della fanteria in due anni sotto le bandiere.
  2. Non v’è arte che più della militare abbondi di storici e di maestri, ma non vi sono autori che più dei militari rimangano inosservati. — Ugo Foscolo. Dell’uso degli antichi libri di guerra dopo il decadimento della disciplina romana.