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DUE PAROLE
Ho assistito alla rivoluzione di Parigi. — Vidi lo sviluppo rapido, complicatissimo di quella d’Italia. — Fui soldato, quindi ufficiale nella Colonna mobile de’ Modenesi, postasi a campo presso la cittadella di Mantova. — Durante lo armistizio pattuito col nostro continovo inimico, re Carlo-Alberto mi chiamò Capitano nel 23° reggimento di linea. — Nominato in seguito Rappresentante del Popolo per l’Assemblea Costituente di Roma dal suffragio dei miei conterranei della provincia di Ascoli, nelle Marche, tolsi la mia parte nella cosa politica del mio paese. — E allorchè quattro armate, con vario proclama e col medesimo intendimento, irruppero nel territorio della Repubblica, salito già da quel governo alle funzioni di Capitano di Stato Maggior Generale, ebbi l’onore di difendere in Roma, in Velletri e lungo lo assedio francese la inviolabilità della sacra terra italiana.
Sbandito per siffatte emergenze dal ristorato reggimento teocratico, dopo aver corso parecchie incresciose vicissitudini, trovai alla perfine asilo in Piemonte, all’ombra della nostra nazionale bandiera; della quale fortuna riferisco grazie a Dio ed agli uomini che me la procacciarono.
Ne’ due anni di politica rinascenza, io m’ebbi la ventura di veder molte cose, e di queste or mi piacqui, or mi dolsi, secondo che la bella e santa causa nostra onorassero, o deturpassero. La è mia mente che tutti per vario modo fallimmo, non