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logico, nel che precorreva di un mezzo secolo l’Aldovrandi. Questa prima domanda del Bonafede, a cui devesi il pensiero della istituzione dell’Orto nostro, non essendo stata nè rejetta nè acconsentita, il Rettore della Università degli Artisti (sotto il qual nome s’intendevano tutti i professori e studenti non addetti alle Leggi) con sua lettera degli 8 Novembre del 1543 richiese al Magistrato la concessione della medesima; nè traendone ancora il frutto desiderato, con altra lettera dei 14 Febbrajo 1544 rinnovellò l’inchiesta; e fu a prezzo di sì ferma perseveranza che il Senato, mosso dall’evidente vantaggio di tal proposta, e dalle istanze che e gli scolari ed i dottori ne veniano facendo un dì più che l’altro, in data dei 29 Giugno del 1545 decretò in quel Consiglio, che chiamavano dei Pregadi, di acquistare in Padova un luogo acconcio, non già alla fondazione del Museo proposto dal Bonafede, sì invece alla fondazione di un Orto medico. Al quale incarico essendo stato eletto il dotto senatore Sebastiano Foscarini, ed avendo egli stimato opportuno all’uopo quello spazio di terreno che anche adesso è occupato dall’Orto botanico, ne stipulò di corto la locazione coi monaci di S. Giustina, che ne erano i proprietarii, nel settimo giorno del Luglio successivo. Trovato il luogo, la cura di fondarvi sopra il Giardino fu confidata a M. Piero da Noale, già professore straordinario di Medicina nella nostra Università, ed in questa cattedra predecessore del Bonafede; al patrizio Daniele Barbaro, dottissimo uomo, Patriarca che fu poi d’Aquileja; e per l’esecuzioue a mess. Andrea Moroni da Bergamo, che allora curava la costruzione del tempio di S. Giustina2. Sul disegno pertanto imaginatone da quest’ultimo si pose mano al lavoro; e puossi credere che questo sia stato incominciato poco dopo appigionato il fondo, e proseguito molto celeremente, se poco appresso, cioè nel 1546, l’Orto nostro era tale da meritare il famoso elogio fattone dal cenomano Pietro Belon, e l’altro più particolareggiato di Marco Guazzo3. In quest’anno medesimo condotto l’Orto a tal punto da abbisognare dell’opera di un