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brutto — buca. 71


Brutto, deforme, contrario di bello (Dante). Il Muratori propose per etim. il vb. aat. brutten, mat. bruttan, spaventare. Il Diez combattè questa derivazione come inutile, essendo naturale, secondo lui, quella dal l. brutus, duro, senza sentimento. Però, con tutto il rispetto al fondatore della filol. romanza, si può osservare che il concetto di “torvo, spaventoso, orribile”, inerente all’aat. bruttisc, pruttisk [brutte = terrore], si affà all’it. assai più che quello di “duro, bestiale” del l. brutus. S’aggiunga che la forma stessa è più vicina; e che dal l. l’it. ha tratto bruto, brutale.

Bruzzaglia, marmaglia (Davanzati). Secondo lo Scheler dal fr. broussaille, cespuglio, macchione, derivato da brosse, visto sotto la parola Brusca, come virgultum, da virga: brosse poi è dall’aat. brusta. Fa però qualche difficoltà il passaggio del significato di sterpaglia a quello di marmaglia.

Buca, buco, scavatura fatta in terra; pertugio, foro (Dante). Dall’aat. bûh, bûch, pûch, mat. bûch, mt. bûk, tm. Bauck, pancia, cavità. Il m. ol. è bûc, ol. buik [bie-buyick = cavità delle api, arnia], ags. bûc, a. ing. bûc, boûk, anrd. bûkr, sv. buk, dan. bug. L’anrd. búkr = corpo, groppa. È incerto se Bauck spetti alla rad. sans. bhug [v. l. fungor] “godere il cibo”, ovvero al sans. bhuj “piegare”. In quest’ultimo caso Bauch varrebbe “luogo piegato”. Ci pare più verosimile la prima ipotesi, non essendo il ventre cosa piegata; quindi il voc. t. in origine era = “parte del corpo che prende il cibo”, affine quindi al gr. φαγεῖν, mangiare. Quindi abbiamo lo strano fenomeno che l’idea di “cavità”, non è radicalmente e fondamentalmente unita a buco o meglio al t. buck, ma gli fu annessa, perchè la parola fu applicata per altra ragione a cosa che era cava. Il Kluge ha tentato un riavvicinamento anche al gr. φύσκα [forse da φύτκα], magone, vescica, agc. bodig, ing. body, aat. botah, corpo; ma non lo dà per sicuro,