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briffalda — brindisi. 65


Briffalda, cantoniera (Caro, lett. I, 20). Procede immediatamente dal fr. brifaut, ghiottone, brifer, mangiar come un paltone; sp. bribar, viver da vagabondo. Il trapasso dei sensi è facile a spiegarsi. Le voci suddette vengono poi ricondotte all’aat. bilibi. V. Birba.

Briga, litigio, faccenda molesta (Iacopone, Dante). Secondo lo Storm si riannoderebbe al got. brikan, rompere, lottare [tm. brechen]; e quindi avrebbe dapprima significato “trambusto, tumulto”, analogamente al l. fragor da frangere. Il senso moderno della voce it., da cui è venuto anche il fr. brique, risponde al norveg. brek, instanza, intrigo, dal vb. brecha, cercar d’ottenere. Ad ogni modo è sempre un’etim. incerta; sempre per altro più verosimile che quella dal celt. brig, cima, e quella da Brigantes, nome d’un popolo della Rezia, parole di senso lontanissimo. Deriv.: brigadiere, brigantaggio, brigante, brigantesco, brigantina-no, brigare-ta-tella, brigatina-tone-tuccia, brighella; disbrigare, disbrigo; sbrigare, sbrigatamente, sbrigativo.

Briglia, redina, freno (Villani). Viene dall’aat. britill, pritill, che può appartenere alla rad. del vb. mat. briten, tessere, ma che più probabilmente s’attiene a quella dell’aat. brettan, stringere. Il vall. ha bregle, ing. bridle. V. allotropi sotto brida. Deriv.: brigliajo, briglione, brigliozzo; imbrigliare, sbrigliare, sbrigliatura.

Brindisi, saluto fatto bevendo (Della Casa). Dalla frase t. bring dir’s “lo porto a te [il bicchiere o il saluto]”1. Il fr. ha brinde, il lor. bringue, lo sp. brindis, brindan; parole procedenti probabilmente tutte dall’it. Fra noi questa voce dovette entrare sul principio del sec. XVI, perchè il Casa (Galat. 88) scrive: «Lo invitar a bere; la qual usanza, siccome non nostra, noi nominiamo con vocabolo forestiero, cioè far brindisi». È verosimile che



  1. B. Corsini, († 1675) nel suo Torracchione desol. 2, 71, scrive: Quello.... si caro uso Di farsi brindis, che con gran piacere, Altro non è che un invitarsi a bere.

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