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bracco — brace. | 57 |
Bracco, cane da traccia e da fiuto (Brunetto Latini, Dante). Con sp. braco prov. brac afr. brach brache donde anche m. ing. brache ing. brach, fr. braque brachet d’ug. sig., procedette da ger. brakko sdoppiatosi in aat. braccho bracco, mat. bt. bracke, tm. Brache cane da fiuto. L’it. entrò senza dubbio antichissimamente e per opera dei Longobardi, giacchè la sua forma è perfettamente uguale all’aat.; e si verifica qui quello che è succeduto in parecchi altri casi (ad es. in balla balco bara ecc.) cioè che l’it. è più vicino alla forma ger. primitiva di quello che lo siano in quel campo stesso il mat. e il tm. Anche il bl. ci mostra il vocabolo ger. La Lex Frisionum verso il 700 e Marculphus hanno bracco-nis donde si spiega l’afr. braccon del Roman d’Aubery. Onorio III (1220) e poco dopo Federigo II ci presentano bracus, e brachus gli Stat. di Cadubrio. Troviamo inoltre bracetus brachetus evidenti riproduzioni di fr. brachet. Il fr. braque secondo il Mackel è di data recente. Il Kluge esclude l’affinità di aat. brakko con ags. raecc ing. rach anrd. rakke d’ug. sig., perchè il b del ted. non potrebbe essere sparito dalle altre lingue ger. senza lasciare traccia di sè, salvo che se fosse derivato dalla prep. bi[=bei], il che è inverosimile. Lo stesso Kluge tenta riannodare got. * brakka a l. fragrare odorar forte; ma a me pare congettura poco plausibile. Piuttosto merita considerazione il celt. brac orso, bl. di Auvergne bracchio orsacchino. Il Faulmann con mirabile ardimento trae il nome ger. da rad. di vb. brechen rompere, perchè questa sorta di cane preme e sbrana la selvaggina (?). Notevole è che sp. braco vale “camuso”. Deriv.: bracca-iuolo-re-ta-tore; braccheg-giare-gio; bracch-eria-iere.
Brace-cia-sa-scia, brage-gia, carbone acceso senza fiamma (Brunetto L.; Dante). Paralleli: lomb. prov. sp. brasa, port. braza, afr. brese brase braise [sec. 12.º], fr. brajse brasojes brasie, namur. breje, annon. bresse d’ug. sig. Nelle lingue sorelle se ne formarono anche vb.: afr.