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456 | smalto. |
romanzi suaccennati che al vb. ger. semplice hanno premesso le particelle privative es des dis invece del gen. un. Perciò, nota il Diez, questo e trastullo sono i due soli casi in cui una parola ger. entrò in rom. come uno degli elementi d’un composto. Il Wackernagel propose di trarre il vb. rom. da aat. smâhjan indebolire abbassare. Ma il Diez osservò che se il senso si presta, dal lato della forma si può opporre che smâhjan avrebbe prodotto smaire, e che da esso l’it. aveva già tolto smaccare. Quanto a vb. ger. in sè, risale a detta del Kluge a rad. mag mug da preger. magh, e produsse oltre alle forme ger. sin qui vedute, aat. as. mugan múgen donde mat. mugen mügen potere, tm. mögen o vermögen potere, Macht potenza, Ohnmacht (corrotto da Unmacht) impotenza svenimento deliquio; più ags. maeg da cui ing. may potere, afris meyen, anrd. mega d’ug. sig. Fuori del campo ger. il Kluge pone come certa l’affinità di mogan con a. sl. moga môsti potere Mikl. 381. Lo Schade accenna anche a gr. μήχος mezzo aiuto, μηχανή macchina, μηχανασθαι macchinare, Curtius3 311. Nel campo rom. numerosi sono i der. dai vb.: prov. esmai emoi, afr. esmai esmoi donde fr. émoi commozione sp. desmayo deliquio spavento. Der. it. smago.
Smalto, composto di ghiaja e calce mescolate con acqua e poi rassodate insieme; materia multicolore che ponsi sulle orerie; cosa dura (Guinicelli, Dante). Con afr. esmal [t] * esmail fr. émail, sp. port. esmalte, valac. smaltz vetro metallico, vetro di smalto, ha per base diretta bl. smaltum smalctus e smalctum ricorrente già in Anastas. Bibliot. † 886 e in Leone Ostiense † 990, e che il Ducange chiosa = encaustum, liquati coloratique metalli pigmentum. = A fondamento del bl. sta poi ger. * smalt le cui forme documentate sono: aat. smelzi smelze fluidezza liquefacentesi liquore; metallo fuso smalto elettro. Il got. era * smalteis smelti. Un tal nome non rimase nè nel mat. nè nel tm.; poichè tm. Schmalte è ripercussione del vocab.