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scanceria — scansia. | 421 |
giovane donna]. In it. penetrò certamente molto per tempo forse coi Longobardi, e vi subì una forte specializzazione di senso. Vi penetrò poi anche come elemento dei due composti manescalco e siniscalco. Il Kluge rileva l’ottimismo dell’ascenssione del signif. del nome t. che nel mat. valeva “vile dappoco” e nel tm. “uomo scaltro”. Il nome ger. ebbe grandissima diffusione e moltiplicità di deriv. e composti. V. Schade p. 775. Il bl. scalchus ricorre assai tardi, cioè verso il 1200 negli Acta B. Joan. Taussiniani.
Scanceria, palchetto da cucina (Sacchetti). Non ha corrispondenti în lingue rom. Direttamente risale a bl. scançaria che troviamo all’an. 1316 presso il Brandaone Monarch. Lusit. tom. 5, p. 304. Questo scançaria è forma sorella di bl. scancionaria (an. 1202 Comput. apud Brussel, tom. 2) definito per «locus ubi potus servatur aut unde distribuitur», e di bl. scancìa. Risale a tema ger. Scanc, come si vedrà ampiamente alla voce Scansia.
Scancia-sìa, palchetto, scaffale per bicchieri o libri (Buonarroti, Bartoli). Non ha corrispondenti nelle lingue sorelle, benché, come si dirà più sotto, queste dal suo ceppo ger. abbiano cavato parole che l’it. non possiede. Immediatamente risale a bl. scancia ricorrente in una carta francese all’an. 1202, e che valeva a un dipresso “luogo ove si conserva o distribuisce il vino” (v. Scanceria). Il bl. scancia risaliva ad aat. scanc, mat. schanc, palco di vasi, armadio, scaffale; Schmeller 3, 372. Il tm. Schenke = taverna bettola osteria. La relazione fra i concetti di “palco per vasi” e quello di ‘“bettola taverna” si spiega riflettendo che quest’ultimo inchiude necessariamente il primo. Secondo lo Schade p. 755 e il Kluge p. 320 il nome aat. scanc, ags. sceanc sceanca, aftine a scinca tibia (v. Stinco), valeva in origine “canna dell’osso”. Quest’osso perforato essendo nei tempi antichissimi applicato come cannella alla botte, il nome scanc e vb. scenken quindi formatosi significarono da principio “porre la can-