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344 mundiburdo.


Questa voce benchè non appaia documentata nell’aat. e benchè al tm. sia venuta dal bt., deve nondimeno essere d’introduzione antichissima in Italia, come avviene generalmente di tutte le parole dialettali, le quali importano quasi sempre una derivazione dovuta ad uno stanziamento di popolo. Nel caso presente o è dovuta ai Longobardi, ovvero a quella specie di colonie, che, come si è notato altre volte, furon stabilite nel Modenese nel sec. IV dell’êra volgare.

Mundiburdo1 (term. stor. giur.), protettore, tutore. Questo vocabolo giuridico ger. non entrò nella lingua viva it., ma si ristagnò nel mlt. mundiburdus; e solo ha fatta la sua comparsa negli storici moderni, quando parlano delle istituzioni giuridiche dei popoli germanici invasori del mezzodì dell’Europa. Lo possedette tuttavia l’afr. nella forma mainbour mambourg e il prov. in quella di manbor con signif. uguale al ger., e colla mescolanza fonetica di l. manus dovuta ad un ravvicinamento popolare, che si scorge anche in manovaldo. Risale ad aat. munt-boro-poro-porto, mat. muntbor, as. mundboro madboro, ags. mundbora, ol. mombaar momber. Questo composto si risolve in aat. munt, mano, protezione, e boro, voce del vb. bëran, portare (v. Bara), e vale perciò etimol. “che porta e dà mano o protezione”; paragonabile perciò a rom. mantenere da l. manum-tenere. Un tale vocabolo sparì non solo dalle lingue neol., ma persino dal tm. Lo conservano però, come s’è visto, i dial. dei Paesi Bassi.

Mundiburdo2 (term. stor. giur.), tutela, protezione. Riposa su as. mundburd munburd, ags. mundbyrd, tutela protezione [vb. gemundbyrden, proteggere], composto il cui primo elemento è aat. mund, come nel precedente, il secondo è della stessa rad. del secondo della precedente; ma è nomen actionis invece di nomen agentis, quale era quello, cioè aat. burdî, burd [mat. burde, tm. Burde-en] carico, peso: vale quindi “carico, peso, uffizio della tutela”.