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dei cibi. Ma il Kluge p. 244 respinge questa derivazione e molto più l’interpretazione; perchè i nomi delle parti del corpo non sono necessariamente da ricondurre ad una radice verbale; almeno nel campo ger. Però il Faulmann p. 233 continua a sostenere che il tm. Magen o Mägen viene da môgen ed è «das in der Bauchhölhe befindliche Werkzeug zur Verdauung der Speisen», cioè “il laboratorio dei cibi nella cavità ventrale”. V. Magona. Lasciando ora da parte questa origine prima del vocab. ger., diremo che esso penetrò probabilmente in it. mediante i Longobardi, ed oltre al moden. magone, diè lad. magún, piac. magott, crem. magatú col signif. proprio del t. e del moden., lucchese macone, ventriglio dei polli, umbro magone d’ug. sig. (Caix num. 122). Inoltre si riflettè in venez. e piem. magon, genov. magún, piac. parm. maga, rancore, astio, odio, crepacuore. Inoltre bergam. magosa, e piac. magotta valgono anche “glandula, tumore alla gola cagionato da scrofola”. Mussafia, Beitrag, p. 76. In quest’ultimo signif. di “odio, stizza” il vocab. ger. ha subito lo svolgimento ideologico di l. stomachus che dal concetto d’un organo del corpo, passò a denotare quello di “sdegno, nausea”, senso che penetrò e divenne comune in it. Ma il moden. magone, più che nel signif. di “odio, stizza”, si fissò in quello di “dispiacere, afflizione”. E il derivato maghetto (almeno nella montagna moden. [Montese], assunse anche quello di “cumulo, risparmio”: donde la frase «fare maghetto» “mettere da parte, risparmiare”1. Deriv.: maghetto, magone; ammagonarsi (moden.). V. Magona.



  1. Per illustrazione di maghetto riporto qui quel che ne avea scritto il Mussafia che s’era valso del Galvani: Il parm. maghett vale “borsa del denaro” (scherzosamente come presso Plauto, Pers. 2, 5, 11, vomica, e it. postema). Il Galvani scrive: «La forma del ventricolo, che somiglia in qualche modo ad un borsiglio, fa che noi diciamo maghett gruzzolo». Nel Reggiano accanto a maghett s’usa magon in questo senso; e si dice «un magon ed diner»