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216 gretto.


κάρταλλος, corba. Il nome si svolse, secondo il Faulmann, da vb. aat. gratjan, grazjan, intrecciare, forma rinforzata di vb. razan, girare, volgere, che ha per rad. rad; e per tal modo si collegherebbe a rëdan, scuotere, crivellare, e a ridan, torcere (v. Ridda). A me peraltro parrebbe che it. Gretola potesse ricondursi a mat. grettelin, sportellino, panierina, dim. di mat. gratte, paniere da pesce; essendo la forma più vicina che quella di aat. chrettili, e il signif. identico. Anzi poichè il tm. Gräte, venuto da mat. gratte, significa “lisca, spina, resta, punta, orlo acuto”, è chiaro che a questo modo resterebbe più facilmente spiegato il senso di “scheggia”, proprio del vocabolo it. Ed anche un’altra provenienza ger. mi pare possibile, cioè da aat. grintil, crintil, mat. grintel, grindel, stanghetta, cavicchio, leva; carint. grintl, albero dell’aratro, ags. grendel, campo cinto con travi; che ha numerosi corrispondenti nel campo sl., come: a. sl. greda, trave, serb. sl. greda, stanza, lett. grîda, pavimenti, sl. gredeli, timone dell’aratro. La deriv. da aat. grintil, mat. grintel dal lato della forma non presenterebbe difficoltà; e pel senso c’è minor distanza che nell’etim. del Diez, ammesso che Gretola originariamente valesse “astuccio della gabbia”. Nelle altre lingue rom. questo nome non s’incontra; e quindi è dovuto probabilmente ad importazione longobarda.

Gretto, troppo misurato nello spendere; avaro, spilorcio, sordido (Caro, Grazzini). Venne dal mat. grît, avarizia, cupidigia. Entrando in it. questa voce ha preso un significato anche più odioso, cioè quello di “spilorcio, misero”. Il mat. presenta anche grîtecheit d’ug. sig., e gli agg. grîtic, grîtec, avaro, cupido. Però, benchè una forma di quest’agg. nell’a. ger. non sia documentata, essa dovette nondimeno esistere; perchè è diffìcile credere che una voce significante un concetto morale sia penetrata in in it. nel tempo del mat., il quale ha dato pochissime parole alle lingue rom., e quelle poche denotanti per lo più