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gaggio. 163


dazio, significanti ambedue “imposta”, e provenienti dal l. datio-nis, “atto del dare”. Fu proposto anche l’aat. garba, manipolo. Ma, come nota lo Scheler, l’elisione della r davanti a b non offre alcuna verisimiglianza; ed inoltre anche il senso è molto lontano. Quanto poi all’arb. qabala, esigere, questo si presterebbe assai pel significato. Ma ci sono parecchie osservazioni da fare in contrario. La prima è del Diez, il quale sostiene che l’addolcimento di c iniziale in g nelle parole d’origine araba non ha esempi; il che riman vero anche dopo l’obbiezione del Devic che allegò le rare forme it. caballa, cabella. L’altra osservazione che faccio io è questa. Le parole arabe, come quelle che sono entrate in it. e nelle altre lingue rom. per lo più nei sec. XI e XII, e raramente prima del 1000, difficilmente si trovano nel bl. primitivo. Ora gabella è nome che ci appare, e assai per tempo; onde anche da questo lato s’accresce la probabilità dell’orig. ger. di essa parola. Il tm. Gabe significa “dono” e non “gabella”; ma quest’ultimo concetto è però significato dal composto Abgabe. Deriv.: gabella-bile-re-tore; gabell-evole-iere-ino.

Gaggio (ant.), pegno, cauzione d’una promessa, sfida o patto; salario, ricompensa; capitale (Novellino, Liv. M., Villani). Secondo il Bembo, Prose, 1, 21, questa voce ci venne immediatamente dal provenzale per opera di Dante, «comechè egli di questa non fosse il primo che la portasse». Di fatti l’impronta è tutta propria di quella lingua, nella quale, come nell’afr., era comunissima; e dove una forma secondaria gati, gazi, significava anche “testamento”. Ora l’afr. prov. gage, gatge, gatghe, gaje [donde anche sp. gaggio] provenne dal tema ger. wadio, svoltosi nel got. vadi, wadiis, aat. wetti, ags. wed, anrd. ved, pegno, cauzione, promessa, sicurezza. Immediatamente dal got. vadi formossi il mlt. wadium, vadium, che ricorre già nelle Leg. Alem., e nella cron. Laurish. Essa è dunque una parola che insieme con molte altre riferentisi al diritto, entrò