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fricassea — friggibuco. 155


Fricassea, vivanda fatta di carni sminuzzate cotte in istufato con salsa di uova (Fra Giordano, Cecchi). Il Mahn tentò ricondurre questa parola al vb. l. frigere, friggere, mediante un deriv. * frictare da cui * fricare e in ultimo fricasséa. Ma se è facilmente spiegabile un deriv. frictare da fricare, non lo è ugualmente il caso inverso che si sarebbe verificato qui colla perdita inusitata del t. Questo dal lato della forma. Quanto al senso, si può notare che il concetto fondamentale di fricasséa non è quello di “frittura”, bensì quello di “manicaretto, cosa ghiotta”. Per tutto questo è molto più preferibile l’etim. messa avanti dal Diez, secondo il quale il fr. fricassée (da cui l’it.) insieme con fricadelle, fricandeau, fricasser, fricot, procedono dal got. friks, avido, a cui corrispondono aat. frëh, avaro, ghiotto, mat. frec, tm. frech, ardito, gagliardo, ags. frëc, ardito, m. ing. frek, anrd. frek, avido, ardito: dalle quali forme provenne certamente l’afr. frique, prov. fric, gajo, lesto. Dal quale senso era facile il passaggio a quello di “ghiotto, amico del piacere, cosa squisita”. Ora questo è precisamente il senso che riscontrasi nel n. prov. fricaud, ghiotto, delizioso, fricot, banchetto, fricoter, trattarsela, friquette, ragazza pubblica, fricandeau, ghiottornia, delfin. fricandela, ragazza vivace, fricasser preparare ghiottonerie. È evidente che in molti di questi vocaboli campeggia il signif. di “cosa ghiotta, saporita” e quindi a quelli riferiamo fricasséa, che per tal modo sarebbe d’orig. germanica.

Friggibuco, uccelletto dal canto monotono e lamentevole (voce assai rara). Probabilmente procede dal t. Finkbuch, invertito da Buchfinke, finco di faggio [Buch = faggio; Fink = fringuello, v. Finco. Nè una tale inversione fatta da una lingua romanza di due elementi d’una parola ger. è senza altri esempi analoghi. Così dall’aat. steinbokk, tm. Steinböck [da cui it. stambecco], l’afr. cavò bouc-estain.