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flatter, flatterie, flatteur; afr. flat, percossa, flatir, percuotere sul pavimento. Qui da “fare piano” s’è svolto il senso di “fare liscio”; e “lisciare” dal senso proprio è passato al figurato. Bopp Gl.3 252; Miklosich, 570; Curtius3 261; Kuhn 12, 107.
Fianco, parte del corpo fra le coste false e la coscia. (Dante, Petrarca). Insieme col prov. e fr. flanc procedette dall’aat. hlanca, lanca, lanka, lancha, mat. lanche, lanke, anca, coscia, lombo; ags. hlanc, ing. lank, sottile, magro, stretto, smilzo, gracile; ags. hlence, hlenca, dan. länke, anrd. hleckr, catena; ags. hlinc, ing. linch, colle, ciglione, anrd. hlickr, obbliquità, curvità. Il significato fondamentale di queste voci sembra essere stato quello di “piegatura, curvatura” che appare nel vb. denominativo mat. tm. lenken formatosi di qui, e significante “dare una direzione obbliqua” e che sembra affine al lit. lénki, piegare; nel mat. gelenke, giuntura, articolazione di tutto il corpo, tm. Gelenk, articolazione in generale; e nell’aat. lenka, mat. linc, lenc, tm. linki, sinistro, mancino [aat. lenka = mano sinistra], colle forma secondaria slinc, storto, ing. left [da ags. * lyfte]. Il Kluge crede che anche il l. languere, essere stanco, e gr. λαγαρός, stanco, abbiano una lontana parentela col gruppo ger. che qui abbiamo considerato. Difatti dal concetto di “piegatura, stortura” a quello di “debolezza” è facile il passaggio; onde abbiamo visto che parecchie delle forme ger. hanno precisamente il signif. di “debole, fiacco, smilzo”. Il Diez mosse un’obbiezione all’etim. della voce rom. dal ger., cioè quella del mutamento insolito dell’h in f. Ma il Kluge ha osservato giustamente che se tale trasformazione è rara, non è però impossibile, dacchè la vediamo verificarsi, nel caso dell’aat. * hlâo, lâo, mat. lâ, lâwer, anrd. hláer nel fr. flau, flou. Il Mackel (p. 66) fa rilevare che contro la derivazione dall’aat. hlanca, lanca sta non tanto il cangiamento del gruppo hl in fl, fi, quanto la diversità del genere. Perciò propone in quella