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124 fara.


Πηνελ-όπεια, tutte parole inchiudenti il concetto di “tessere”. Una rad. idg. pen appare nell’a. sl. pina [peti], filare, lit. pinu, pinti, intrecciare, pinklas, intrecciatura. Quanto alle parole rom. derivate dal t., l’afr. fanon, fr. fanon, fanion conservarono il signif. originario di “straccio, fazzoletto, fascia”; mentre l’it., che da principio ebbe anch’esso lo stesso senso, ora non s’usa quasi più che in quello figurato di “barbe della balena”; forse perchè esse costituiscono come una specie di “velo” pendente dalla bocca della balena. Per ulteriori schiarimenti intorno alla parola v. Gonfalone.

Fara, (term. stor.), famiglia, schiatta; luogo dove essa abita; piccolo possesso (Capponi, Longob., 66, 82). È una delle parole ger. che venuteci per mezzo dei Longobardi, ed usate per tutto il tempo ch’essi dominarono in Italia, disparvero poi dal linguaggio popolare colla loro caduta. S’incontra in Paolo Diacono 2, 9 e nelle Gloss. Long, raccolte dal Massman, presso Haupts Ztschr., I, 548. Alla forma longob. fara, corrisponde il mat. far, ags. faru, andr. för, dal vb. got. faran, as. faran, faren, aat. faran, faren, farin, mat. faren, farn, andare, muoversi da un luogo ad un altro, tm. fahren, d’ug. sig.; ags. faran, ing. to fare, trovarsi, anrd. fara, sv. fara, dan. fare, foer, commuoversi. Il signif. di “movimento d’ogni specie” che riscontrasi nel got. farian, aat. ferian, mat. fern, si restrinse a quello di “movimento di nave” o “movimento con nave”, come si può vedere anche nel n. Fahre, e nel vb. führen nel tm. Altre forme ger. sono: far, farian, feria, ferio, ferari, ferid, farm, fart, fartôn, fürt, fürten, fare, fari, fèrja, fâng, fârâri, farungo, fuora, fuori, fuoraere, fuorian, fuorôn, fuorunga; as. fard; ags. fyrd, ferd; anrd. ferd; got. farto in us-farto. Questo per l’aat. e mat. Nel tm. spettano qui Fähre, Fährt, Führte, Ferge; ol. feer; ing. ferry dall’anrd. ferja. Come poi fara dall’idea fondamentale di “movimento” potesse passare a quelle di “famiglia, schiatta;