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92 | cobalto. |
tm. Klang], suonare, come dal ger. sono venute molte altre voci di questo genere [v. Diez, Gramm. I, p. 65]. Dall’ol. klinken vennero pure fr. clinquant, clincaille, quincaille, vb. requinquer, v. Chincaglia.
Cobalto, nome d’un metallo (Cos. Mei, † 1790). Viene dal t. Kobalt, che secondo il Frisch si sarebbe svolto dal boemo kow, metallo: il che sarebbe abbastanza strano sia pel signific. troppo generico del vocab. slavo, sia ancora, e molto più, per la forma; giacchè da kow a Kobalt c’è un abisso. Con miglior ragione il Weigand lo riguarda come semplice variante di Kobold; molto più che sin dal sec. XVI quando appare per la prima volta Kobalt (Mathesius, 1562; Agricola, 1546) compaiono anche le forme secondarie kobelt, kobold. Kobold, “folletto, spirito domestico scherzoso”, viene dal mat. kóbolt, kobólt, ed era una divinità ger. corrispondente ai penates, lares dei Romani, chiamati nell’ags. cofgodu, cofgodas, = dei di casa. Foneticamente la forma ags. di kobold sarebbe stato * kofold, e la got. sarebbe stata * kubawalda “rettor della casa” ovvero * kubo-hults [hults = hold], “amico della casa”. Del rimanente il primo elemento della parola in quistione è l’anrd. kofe, ags. cofa, mat. kobe, camera, stalla, gabbia, cesto: quindi anche “casa”. L’altro è hold, “amico, propizio”. Secondo il Weigand kobold oltre al significare “spirito di casa”, avrebbe significato anche “spirito dei monti”, per connessione non difficile, se il kobe denotava principalmente le “case rustiche, case dei monti”. Dal significato poi di “spirito dei monti” era facile il passo a denotare un metallo che forse era supposto essere sotto la custodia di esso spirito. Dal mat. kobolt originarono pure il m. ol. coubout, ol. kabout, fiam. kabot, kabotermanneken, fr. gobelin, ing. goblin, hobgoblin, mlt. gobelinus; benchè lo Schade voglia vedere in tutte queste voci altrettante emanazioni del l. cobalus, gr. κόβαλος, il che foneticamente potrebbe ammettersi tutt’al più pel fr. e ing., ma non mai pel t. che